Fondazione ASPHI Onlus realizza una formazione sull’educazione digitale inclusiva in El Salvador

Le docenti si esercitano nell'uso della piattaforma Scratch

Le docenti si esercitano nell'uso della piattaforma Scratch

Sonsonate, El Salvador, 4/10/2023

“Il mio nome è Ana e la parola che ho scelto è Apprendimento, il mio nome è Silvia e la parola che ho scelto è Software, il mio nome è Ingrid e la parola che ho scelto è Inclusione”. Così inizia la seconda giornata di formazione presenziale su strumenti digitali per l’educazione inclusiva realizzata da una missione di tre esperti della Fondazione ASPHI Onlus di Bologna per il personale docente di alcune scuole selezionate del Dipartimento di Sonsonate, El Salvador. Il Direttore della Sede di San Salvador dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, Paolo Gallizioli, e altro personale AICS hanno partecipato alla sessione su invito di Save the Children, capofila dell’iniziativa nell'ambito della quale si svolge l'attività.

Le docenti si esercitano nell'uso di sofware di tecnologia assistiva

Le docenti si esercitano nell'uso di sofware di tecnologia assistiva

Obiettivo della due giorni di formazione è stato sperimentare alcune tecnologie digitali che stimolano l’apprendimento inclusivo, cooperativo e creativo di bambine e bambini con disabilità. Tra queste, le docenti si sono esercitate nell’uso di Scratch, un software di programmazione di attività interattive che prevede una serie di comandi che permettono di animare oggetti e animali sullo schermo. Attivando la webcam e con un semplice movimento di mani, si può far miagolare un gatto o rotolare una palla. I progetti che si possono realizzare con questo software sono pressoché infiniti e danno spazio alla creatività del docente che prepara l’attività, adattandola alla propria materia.  

Un altro strumento innovativo usato durante il laboratorio è Click4All, un kit ideato e realizzato da ASPHI, pensato per chi ha una disabilità motoria o cognitiva complessa e che non è in grado di utilizzare le interfacce standard come mouse, tastiera o schermo touch. Con Click4all è infatti possibile utilizzare i diversi dispositivi informatici, creando tastiere e mouse personalizzabili e adattabili alle capacità della persona. Il kit prevede uno switch al quale si collegano dei cavi colorati con degli interruttori all’estremità. Questi ultimi si applicano a oggetti e materiali conduttivi di uso comune, come la frutta, la plastilina e tessuti, diventando così dei pulsanti che corrispondono ai principali comandi di tastiera (click, freccia su, giù, a destra e a sinistra).

Ciascuna scuola selezionata per il progetto ha già ricevuto negli scorsi mesi tutta la strumentazione necessaria per realizzare i progetti in maniera autonoma e secondo le necessità delle bambine e dei bambini: uno schermo touch con un braccio di supporto, un registratore vocale portatile, un mouse, una tastiera, un proiettore, casse acustiche, una webcam, un microscopio e un kit Click4all. Alcuni istituti hanno già sperimentato l’apparecchiatura e creato dei progetti digitali inclusivi, volti all’esplorazione della flora o della popolazione d’insetti presente nelle aree verdi dei complessi scolastici.

Installazione del kit tecnologico Click4All

Installazione del kit tecnologico Click4All

La direttrice e il personale docente della Escuela de Educación Especial di Sonsonate, che abbiamo avuto l’opportunità di visitare, affermano che, attraverso l’uso di questa metodologia, le lezioni diventano più dinamiche e partecipative, stimolando curiosità e apertura verso la tecnologia. I bambini hanno mostrato entusiasmo ed espresso il desiderio di ripetere l’attività. Per questo, le docenti già formate accompagneranno i colleghi nell’apprendimento della strumentazione, così da poterla integrare nell’insegnamento di altre materie.

Questa settimana, la missione di ASPHI continuerà con le formazioni del personale docente delle altre scuole selezionate a livello nazionale. Nei prossimi mesi garantirà assistenza tecnica da remoto per accompagnare il personale docente nell’integrazione delle tecnologie nella didattica analogica.

L’iniziativa di Save the Children, della durata di 36 mesi e finanziata dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo per un importo totale di 2,500,000.00 €, ha l’obiettivo di rafforzare la strategia di educazione inclusiva nel sistema scolastico salvadoregno. Per questo Save the Children lavora a stretto contatto con il Ministero d’Educazione locale a livello nazionale, dipartimentale e territoriale. Le scuole selezionate per il progetto pilota sono 30, divise su quattro dipartimenti (Sonsonate, La Libertad, San Miguel e Cabañas).

Il socio del progetto Fondazione ASPHI Onlus, una realtà italiana d’eccellenza che lavora da quasi 40 anni per migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità attraverso le tecnologie digitali, contribuisce con il suo ricco bagaglio di conoscenze a sviluppare piani educativi inclusivi che si adattino al contesto salvadoregno.

AICS s’impegna nella lotta contro la plastica nei Caraibi

Panorama bellezze naturali Antigua

Foto 1: Panorama delle bellezze naturali dell’isola di Antigua, Mauro Ghirotti, 2022

Dal 3 al 6 ottobre 2022, si è svolto ad Antigua, Caraibi, un incontro preparatorio al Comitato Intergovernativo di Negoziazione, l’ente istituito dall’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente con l’intento di porre fine all’inquinamento da plastica e definire un accordo internazionale legalmente vincolante entro il 2024.

Durante l’incontro, a cui ha partecipato anche il Direttore della Sede AICS di San Salvador, Dott. Mauro Ghirotti, i rappresentanti dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo caraibici (SIDS), organizzazioni internazionali e settore privato hanno discusso della necessità di promuovere un consumo sostenibile e la riduzione della plastica, minimizzandone l’impatto sull’ambiente attraverso un approccio di economia circolare.

Secondo studi dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), i Caraibi sono tra i maggiori inquinatori per capita al mondo, anche per via delle limitate capacità di riciclo. Si noti che di media, nella Regione, ciascun abitante produce rifiuti plastici quattro volte in più rispetto a un cittadino cinese.

Foto 2: Discarica nei Caraibi, Mauro Ghirotti, 2022

Foto 2: Discarica nei Caraibi, Mauro Ghirotti, 2022

Il problema della gestione dei rifiuti in Centroamerica e Caraibi è un tema considerato prioritario dalla Cooperazione Italiana, che ribadisce il proprio impegno a favore della salvaguardia degli ambienti terrestri e marini finanziando il nuovo progetto triennale “Closing the Caribbean Plastic Tap”. L’iniziativa di 2 milioni di Euro, proposta e realizzata da IUCN, avrà l’obiettivo di ridurre la dispersione della plastica, adottando misure mirate e concrete di raccolta, riciclo e riuso. Tra i Paesi beneficiari, figurano alcuni SIDS già coinvolti in un progetto precedente di IUCN (Antigua, Grenada, S.Lucia) e nuovi beneficiari (S.Kitts e Nevis, S.Vincent e Grenadine).

? Video dei rapper salvadoregni per sensibilizzare i giovani sulla migrazione irregolare

Il video “Yo me quedo aquí” (Io rimango qui) è una collaborazione fra AICS San Salvador e il duo di rapper salvadoregni “Shaka y Dres”, formato dai fratelli Álvaro e Antonio Morales. Il testo e il video sono stati creati grazie alla partecipazione attiva dei giovani di San Francisco Echeverría, comunità rurale che si trova nella regione di Cabañas, nord est del Paese, di circa 1.200 abitanti, particolarmente colpita dalla guerra civile fra il 1980 e il 1992.

Shaka e Dres utilizzano la musica come strumento per trasmettere messaggi positivi ai giovani e con questa canzone l’obiettivo è quello di sensibilizzare sui rischi e gli ostacoli del percorso migratorio irregolare. Il video è stato realizzato nell’ambito dell’iniziativa promossa da AICS “Strategia governativa per la prevenzione della migrazione irregolare mediante la creazione di opportunità di sviluppo territoriale e delle persone”.

Con questa iniziativa, cerchiamo di generare opportunità d’inclusione socioeconomica attraverso un approccio territoriale, con azioni di protezione della natura e tutela ambientale attivando la partecipazione di tutte le persone a rischio di migrazione irregolare e conivolgendo anche la popolazione legata alla migrazione di ritorno.

Alcuni dati sulla migrazione in San Salvador
Ogni anno ci sono sempre più persone che decidono di intraprendere il cammino della migrazione a causa della violenza diffusa, fattori economici, disastri naturali e degrado ambientale. Si stima che circa un terzo della popolazione salvadoregna, quasi 3 milioni di persone, viva fuori dal paese.
Ogni anno, 145.000 salvadoregni emigrano, l'età media di 30 anni e prevalentement donne. Si tratta di 500-600 persone al giorno che decidono di intraprendere questo arduo cammino. Secondo le statistiche i salvadoregni rimpatriati sono all’incirca 26.000 all’anno, delle quali poco più di 2000 sono minori di 18 anni

“ELLAS”: Il podcast che amplifica la voce delle donne

“Ellas, donne con potere in territori dinamici” è un podcast che cerca di rendere visibili le sfide delle donne rurali nei diversi territori dell’America Latina. Attraverso questa serie di dieci episodi, si presentano conversazioni con donne che rappresentano una pluralità di voci e realtà da tutta la regione – leader, accademici, rappresentanti della società civile, decisori – che portano le loro esperienze, traiettorie e punti di vista critici sulle sfide e le opportunità per le donne rurali nella loro ricerca della parità di genere.

 

 

In America Latina 58 milioni di donne lavorano nel settore rurale. Le grandi disparità di genere che contraddistinguono l’America Latina si riflettono anche nel settore rurale. Infatti essere una “mujer rural” in questa porzione di mondo significa avere meno opportunità sotto vari punti di vista: dall’accesso alla terra alle risorse, siano esse economiche o attrezzature agricole. Questa disparità non solo rappresenta un impedimento culturale bensì anche economico e finanziario. In altre parole la parità di opportunità non rappresenta “soltanto” una sacrosanta giustizia sociale, bensì la conditio sine qua non per il raggiungimento di risultati inerenti allo sviluppo territoriale.

La sede di San Salvador dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo lavora da molti anni per contribuire ad eradicare questa tendenza. Attraverso il programma “Mujeres, Economia Local y Territorios” (MELYT), gestito da UN Women e finanziato da AICS, dal 2018 si lavora per la creazione di nuove e migliori opportunità di lavoro e di reddito per donne imprenditrici e per le donne del settore rurale e indigene, al fine di rilanciare l’economia locale dei territori, in un’azione congiunta e coordinata con istituzioni governative, settore finanziario e attori locali.

All’interno del progetto MELYT si è deciso di creare un podcast che amplificasse la voce delle donne del settore rurale, che aprisse un dibattito circa le sfide che le donne si trovano ad affrontare. La tecnologia veicola l’informazione, la diffonde in maniera capillare sensibilizzando l’opinione pubblica e influenzando gli atteggiamenti delle persone con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle donne che lavorane nel settore agricolo perché abbiano potere decisionale e perché siano ascoltate.

Le sfide affrontate dalle donne rurali e indigene sulla strada dell’autonomia e dell’empowerment economico in America Latina sono il cuore pulsante dell’iniziativa, alla quale hanno preso parte UN Women, il Centro Latinoamericano per lo Sviluppo Rurale (RIMISP) e Antifaz.

Il podcast intitolato “Ellas, donne con potere in territori dinamici” ha dieci episodi in cui donne leader, accademiche, rappresentanti della società civile e decisori di El Salvador, Guatemala e Honduras raccontano le loro esperienze, traiettorie e punti di vista critici sulle sfide e opportunità per le donne rurali nella loro ricerca della parità di genere.  Il podcast nasce con la volontà di diffondere le voci delle donne rurali in America Latina per comprendere meglio le loro esperienze, i loro diritti e le sfide che devono affrontare per realizzarli.

María Noel Vaeza, direttrice regionale di UN Women per le Americhe e i Caraibi, ha sottolineato che questa innovativa serie di podcast ribadisce l’impegno dell’organizzazione ad articolare spazi e dialoghi tra attori chiave per far avanzare l’agenda regionale di genere e dimostrare l’impatto che si può ottenere con la cooperazione internazionale.

Da parte sua, Rita Cassisi, coordinatrice del programma MELYT, ha sottolineato che questo podcast cerca di evidenziare come l’accesso alle risorse e ai servizi finanziari contribuisce a ridurre le lacune accentuate in modo differenziato per le donne a causa della crisi COVID-19, sulla strada della parità di genere.

Celeste Molina, direttrice di Rimisp per l’America Centrale e presentatrice della serie, ha sottolineato che il podcast è stato uno sforzo per riunire una diversità di voci di donne da tutta la regione, evidenziando la ricchezza di strategie per raggiungere la parità di genere nella sfera della politica pubblica, dell’azione della società civile e delle donne nei territori della regione.

Ilaria Picilli, responsabile del programma MELYT per AICS, ha commentato che “attraverso questa iniziativa è possibile raggiungere donne di diversi territori. Quello che ci si aspetta è di contribuire a dare voce alle donne rurali, in modo che possano essere ascoltate e possano partecipare attivamente ai cambiamenti a favore della loro famiglia, della loro comunità e anche dar loro una voce per una più ampia partecipazione politica”.

 

 

 

La Cooperazione Italiana e il World Food Programme forniscono assistenza alimentare a 6.250 persone colpite dalla tempesta tropicale Amanda

L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e il World Food Programme (WFP) stanno fornendo assistenza alimentare a 6.250 persone colpite dalle devastazioni della tempesta tropicale Amanda e dal COVID-19.

Dal 29 luglio, 6.250 persone ricevono trasferimenti in contanti che aiutano a garantire il fabbisogno alimentare per tre mesi. I trasferimenti di contante del WFP sono effettuati in due tranche, attraverso la rete di società finanziarie private con copertura nazionale, al fine di ridurre la mobilità e, di conseguenza, la possibilità di contagio del COVID-19.

Il Governo italiano, attraverso l’AICS, ha contribuito – con un totale di 500.000 euro – a fornire alle famiglie dei dipartimenti di La Paz e Usulután denaro per l’acquisto di alimenti nutrienti e di prima necessità nei negozi e nei mercati delle loro comunità, sostenendo così l’economia locale e i piccoli produttori agricoli. L’identificazione dei beneficiari e il coordinamento nelle comunità sono stati effettuati nell’ambito del partenariato del WFP con Ayuda en Acción e Save the Children.

La devastazione causata dalla tempesta tropicale Amanda, aggiunta all’impatto socio-economico della pandemia di COVID-19, ha aumentato il numero di persone vulnerabili in El Salvador. Le stime della valutazione nazionale del WFP a maggio indicano che 162.000 famiglie soffrono di insicurezza alimentare, sia nelle aree rurali che in quelle urbane, e hanno difficoltà a fare fronte alle esigenze alimentari del loro nucleo familiare.

“Questo intervento servirà a mitigare gli enormi problemi che molte famiglie salvadoregne stanno affrontando a causa dell’emergenza sanitaria COVID-19 e delle tempeste tropicali nel paese. Una consegna di contanti permetterà alle persone di identificare personalmente le proprie esigenze di base, sia alimentari che igienico-sanitarie, e di soddisfarle autonomamente”, ha detto Riccardo Morpurgo, Direttore dell’AICS San Salvador.

“Il contributo del Governo italiano arriva in un momento chiave per continuare a fornire assistenza alle famiglie più vulnerabili che, per i danni causati dalla tempesta tropicale Amanda e per le conseguenze della pandemia di COVID-19, hanno difficoltà ad avere cibo sufficiente sulla tavola “, ha detto Andrew Stanhope, Rappresentante del WFP nel paese centroamericano.

“L’Italia, pur essendo uno dei Paesi più colpiti dal virus, è stata uno dei principali attori dello sforzo della comunità internazionale per affrontare l’epidemia di COVID-19 , secondo il principio che: nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro”, ha detto Umberto Malnati, Ambasciatore italiano in El Salvador.

Cultura Maya e cioccolato, binomio inscindibile e opportunità di reddito

Unite nel recupero della tradizione ancestrale del cacao le donne del Centroamerica ora sono pronte a competere nel mercato internazionale

Nonostante il cacao rivesta una grande importanza nella storia del Centroamerica come coltivazione e come simbolo identitario, la produzione di cacao in grani in questa regione è in continua diminuzione. Al contrario la domanda globale di cacao e derivati sta aumentando anno dopo anno. Soddisfare la crescente domanda interna e internazionale è possibile attraverso azioni di rivitalizzazione del cacao. Per questo motivo l’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo ha deciso di finanziare un progetto di Rivitalizzazione della filiera del cacao di qualità in Centro America e Caraibi, gestito dall’Istituto Italo-Latino Americano (IILA).

Inoltre la scelta di attivare un programma dedicato al cacao deriva dalla capacità di questa coltivazione di aumentare la biodiversità della regione, di ripristinare gli ecosistemi, migliorare la qualità delle risorse idriche e del suolo. A livello economico, inoltre, i sistemi agroforestali a base di cacao sono in grado di aumentare il reddito dei produttori e le opportunità di lavoro per le comunità vulnerabili. Questo permetterebbe alle famiglie una maggiore sicurezza economica che le motiverebbe a rimanere nelle loro comunità piuttosto che costringerle a migrare in cerca di migliori opportunità lavorative.

Nell’ambito di questo progetto abbiamo avuto la possibilità di conoscere tre donne appartenenti a delle comunità indigene che lavorano all’interno della catena del cacao e che hanno partecipato a varie attività tra cui il Corso di Trasformazione del Cacao in Cioccolato e Semilavorati che si è tenuto in El Salvador. Si tratta di donne produttrici, imprenditrici che hanno affrontato difficoltà culturali, economiche e sociali per arrivare ad emanciparsi, lavorare e realizzarsi a livello personale.

Jessica Vasquez, una donna appartenente alla cultura Maya Kaqchiquel, vive a Sololá, in Guatemala, e ci ha parlato del ruolo della donna all’interno della sua comunità: “È un ruolo vario: spazia dalla ricerca, attraverso la raccolta di informazioni storiche, alla formazione di altre donne fino all’elaborazione del cioccolato. Nei popoli nativi la donna è colei che si occupa della formazione degli esseri umani, dell’educazione alimentare e del mantenimento delle usanze ancestrali.”

La sua passione più grande è la cucina e ci racconta che ha iniziato a raccogliere le ricette ancestrali a base di fagioli, mais e, soprattutto, di cacao. Attraverso i corsi di formazione nell’ambito del progetto ha potuto conoscere e utilizzare le buone pratiche di coltivazione, di post-raccolta e di cioccolateria con l’obiettivo di recuperare la cultura del cioccolato di questa regione e fare in modo che questo venga riconosciuto come un prodotto di qualità e che venga commercializzato.

Blanca Estela Díaz Menchú vive a Quetzaltenango, in Guatemala, e fa parte dell’Associazione dei produttori di cioccolato del Guatemala. “I problemi più grandi, attualmente, sono l’assenza di mercato per il nostro prodotto e la criminalità, anch’essa una grave piaga. Cerchiamo di coinvolgere i giovani, di insegnare loro la tradizione del cacao, la valorizzazione di questo prodotto nella speranza che non se ne vadano, che non emigrino. La nostra famiglia produce cioccolato e la sfida più grande per noi è quella di mantenere l’equilibrio tra la qualità e i costi: in pratica cerchiamo di fare di più con meno, questo perché lavoriamo in un settore molto competitivo.”

Nella comunità di Blanca essere una donna lavoratrice non è semplice: “Da noi la cosa più importante è che adempiamo ai nostri lavori domestici, il nostro ruolo è quello di aiutare e sostenere.” A causa di gravi problemi economici Blanca ha deciso di lasciare le attività domestiche e di madre per dedicarsi alla lavorazione del cacao: “È stata una lotta terribile, i soldi non bastavano e quando uscivo di casa non potevo parlare con nessuno. Per fortuna ora i miei figli sono grandi, hanno potuto studiare e anche io mi sono laureata quando avevo 40 anni. È stata una grande sofferenza ma ora insegno alle donne della mia comunità quello che apprendo ai corsi di formazione perché possano specializzarsi nella filiera del cacao. L’amore per il prossimo è qualcosa a cui tengono molto.”
Yasmira Lisbeth Chen, della Comunità di Cobán Alta Verapaz in Guatemala, ha iniziato la sua attività per incrementare il reddito familiare ma, inizialmente, non ha ricevuto il sostegno di nessuno.

“Non avevamo soldi per pagare per la salute e per gli studi dei nostri figli. Alla morte di mio padre ho ereditato circa mezzo ettaro di coltivazione di cacao, di solito usavo quei frutti per il consumo familiare o li regalavo ai nostri amici. Una sera, guardando quei cesti di cacao sul pavimento, ho avuto un’idea: dovevo lavorare quel cacao per ottenere cioccolato e venderlo, avevo visto mia madre per anni farlo, potevo riuscirci! Mio marito non era affatto entusiasta, era preoccupato che la comunità lo avrebbe accusato di non essere in grado di occuparsi della famiglia. Ma non mi sono data per vinta, ho comprato un piccolo mulino e ho cominciato a tostare il cacao. Quel giorno ho prodotto le mie prime 50 tavolette di cioccolato, 50% cacao e 50% zucchero, che ho venduto immediatamente.”

Da quel momento Yasmira è stata ogni giorno più motivata a rafforzare la coltivazione del cacao. In poco tempo sono arrivate le prime soddisfazioni economiche con le quali ha potuto far studiare le sue figlie. Ora si occupa a tempo pieno di questa attività e le sue figlie, di 12 e 15 anni, la aiutano; anche il marito ha cominciato a sostenerla, sia praticamente che psicologicamente. Yasmira fa anche parte del Consiglio di Amministrazione dell’associazione Katbalpom che si occupa di recuperare e valorizzare la cultura del cacao all’interno della loro comunità.

Queste donne hanno lottato per uscire da una condizione di vulnerabilità, dalla discriminazione, dal maschilismo e dalla povertà. Sono donne che hanno saputo affrontare le sofferenze, rialzarsi e che hanno sempre creduto in loro stesse e nella loro tradizione. Sono donne che si sono distinte ponendo l’attenzione sull’identità del prodotto e che ora sono pronte a competere nel mercato internazionale.

 

Riscattare il caffè salvadoregno per restituire dignità ai piccoli produttori

La Cooperativa Texisal

Dal montuoso comune di Apaneca, conosciuto per le coltivazioni del caffè e per la turistica “Ruta de los Flores”, attraversando mulattiere tortuose e sentieri sterrati, si giunge alla piantagione di caffè Santa Bárbara della Cooperativa Texisal, nel distretto di Taltapanca.
Jose Manuel Vielman vive in queste zone da tutta la vita, da generazioni la sua famiglia è dedita alla coltivazione del caffè e racconta che il caffè salvadoregno sta attraversando una fase critica: “gli agricoltori non riescono più a coprire le spese di produzione del caffè a causa del basso prezzo di vendita istituito dalla borsa di New York”.
Texisal è una delle Cooperative beneficiare che hanno preso parte ad un percorso di formazione, all’interno del Progetto intitolato: “Rete regionale per il sostegno alle piccole associazioni di produttori di caffè – Programma CaféyCaffè. Fase III – AID 11235”, gestito dalla ONG italiana Africa 70 El Salvador e dal Consiglio del caffè salvadoregno (CSC) e che ha permesso ai beneficiari di apprendere tecniche e strumenti innovativi per la lavorazione del caffè.

Oscar Nájena, il Presidente della Cooperativa Texisal, ci racconta che i progressi compiuti dalla comunità agricola, a seguito del progetto finanziato dall’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo, riguardano tutte le fasi di lavorazione del caffè: la raccolta ragionata, la costruzione delle cosiddette “camas africanas” per l’essiccazione, i metodi di lavorazione a umido e i fattori che influenzano la qualità del prodotto, oltre che le questioni legate all’industria del caffè.
La ONG Africa 70 ed il Consiglio del caffè salvadoregno lavorano ogni giorno a stretto contatto con la Cooperativa Texisal e, passo dopo passo, supportano e guidano le comunità rurali affinché si riesca ad esaudire il loro sogno più grande: aprire un centro di torrefazione ed un bar. Elena Díaz, grazie al corso di “Degustazione e barismo”, ha appreso le tecniche da mettere in pratica ogni giorno nel suo lavoro e ciò le ha permesso di realizzarsi a livello professionale. Oggi lavora nel bar di Apaneca ed è fiera del caffè che serve: buono e 100% biologico.

La Cooperativa Texisal e, più in generale, la comunità rurale montana, è decisa a riscattare la cultura del caffè salvadoregno creando un prodotto di alta qualità. È importante che il mondo intero riconosca la qualità del caffè di El Salvador così da poter sostenere la coltivazione di questo prodotto. La strada è ancora lunga e passa attraverso lo studio ed il duro lavoro ma i piccoli produttori salvadoregni non desistono. Sanno che il futuro della loro comunità dipende da questo e vogliono che il lavoro che svolgono gli venga riconosciuto.
Attribuire il giusto valore al caffè salvadoregno equivale a restituire dignità ai coltivatori e ai produttori, a migliorare il loro tenore di vita riducendo la vulnerabilità socio-economica e culturale di intere comunità. Siamo certi che con questi presupposti si possano ottenere grandi risultati!

 

Visita ad alcuni produttori delle regioni di Usulután e Morazán

 

Il silenzio regno sovrano sulle colline delle regioni di Morazán e Usulután. Un sole cocente infuoca la terra arsa delle regioni orientali di El Salvador. Vortici di vento volteggiano sui campi brulli. Si sopravvive tra rocce, polvere e sudore. La terra si crepa. Stremata come chi invano tenta di lavorarla. Mani sporche, consumate dalla fatica. Non c’è acqua. 

L’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo (AICS), insieme al Programma Alimentare Mondiale (PAM), si è impegnata per la risolvere la situazione di queste zone attraverso il progetto “Associatività, Resilienze e Mercati”, giunto al termine da pochi mesi.

Lavorare nelle campagne per risolvere gli effetti del cambiamento climatico significa ridurre l’insicurezza alimentare e nutrizionale di molte comunità vulnerabili. Questo l’obiettivo principale dell’intervento. A fine progetto, molti sono i cambiamenti che si notano all’interno delle comunità. 

Niña Morena, della Comunità 14 luglio, vive nella regione di Usulután e fa parte di un gruppo di produttori che si occupa di agricoltura biologica e fertilizzanti. Il progetto ha aiutato lei, e la comunità alla quale appartiene, a limitare l’insicurezza alimentare. All’interno di questa comunità si sono svolte azioni per promuovere l’attività imprenditoriale e la commercializzazione dei prodotti.  

A niña Morena è stata fornita un’incubatrice per le uova e ad ogni famiglia della sua comunità sono stati donati alcuni animali da cortile, per lo più pollame. Inoltre, nel corso del progetto, sono stati installati dei pannelli solari per l’irrigazione e costruiti dei tunnel agricoli. 

Don Cristino, produttore agricolo di 64 anni, è orgoglioso del cambiamento che ha potuto vivere in prima persona: “Prima seminavamo mais, fagioli e maicillo solo a maggio, e ultimamente, a causa della mancanza di pioggia, abbiamo iniziato a seminare a giugno e abbiamo raccolto il primo taglio a ottobre e il secondo a novembre. L’idea di continuare a lavorare è per il bene delle nostre famiglie e delle nostre comunità, perché prima non avevamo queste opportunità e benefici”.

La siccità degli ultimi anni ha messo a dura prova le coltivazioni e per sopravvivere durante la stagione secca i produttori agricoli hanno iniziato a coltivare ortaggi, in primis il peperone verde. Per questo si è richiesta la costruzione di una serra e si è deciso di optare per il metodo idroponico, ossia una tipologia di coltivazione fuori suolo che favorisce il controllo delle produzioni, sia dal punto di vista qualitativo sia da quello igienico-sanitario. 

Dopo alcuni mesi dalla fine delle iniziative, la situazione in generale appare molto migliorata: i produttori hanno diversificato le coltivazioni e hanno stabilito contatti di vendita con il mercato locale e con alcuni supermercati. 

Doña Dinora fa parte dell’associazione Mujeres con Esperanza (ACREMUES): “siamo una cooperativa di 23 donne, ci occupiamo della produzione di amache e del negozio comunitario”.

Dopo i corsi di formazione queste donne hanno acquisito le competenze per valorizzare il proprio lavoro e hanno compreso l’importanza del saper vendere il proprio prodotto. Oggi finalmente vengono pagate un prezzo giusto. La formazione le ha rese critiche e consapevoli, sia dal punto di vista tecnico che commerciale. Infatti, oltre a standardizzare la produzione di amache, queste donne hanno appreso l’importanza di promuovere il loro prodotto: “Ora siamo in grado di sapere con anticipo la materia prima di cui abbiamo bisogno, abbiamo iniziato a curare il packaging e ci siamo aperti al mercato on-line, anche attraverso l’uso dei social”.

Il piccolo negozio gestito dalle donne in questione assume vari significati e cambia identità adattandosi alle esigenze della comunità. Infatti, oltre ad essere uno spazio di vendita per i prodotti artigianali, permette l’accesso ai beni di prima necessità e, trasformandosi in pupuseria, il fine settimana, assume il ruolo di uno spazio di condivisione e di scambio. La moltitudine di ruoli e il carattere aggregativo del locale lo rendono il nucleo centrale della comunità.

Nonostante le difficoltà che questi gruppi di produttori hanno dovuto affrontare, oggi, terminata da pochi mesi la seconda fase del progetto, nei loro occhi leggiamo la soddisfazione. Dopo la fatica e il sudore sono arrivati i primi risultati e le prime soddisfazioni. L’impegno e lo studio sono serviti a far fronte alle sfide che ogni giorno si presentano sul loro cammino.

 

Avviso per l’affidamento della realizzazione dell’iniziativa di cooperazione allo sviluppo “Strategie per la diffusione e consolidamento dell’inclusione scolastica a livello nazionale”

Avviso per l’affidamento della realizzazione dell’iniziativa di cooperazione allo sviluppo “Strategie per la diffusione e consolidamento dell’inclusione scolastica a livello nazionale” a organizzazioni e a soggetti iscritti all’elenco di cui al comma 3 dell’art. 26 della Legge 125/2014.

Le proposte esecutive in formato PDF dovranno essere presentate dagli organismi proponenti alla Sede Estera di San Salvador dell’AICS entro e non oltre, a pena di esclusione, le ore 12:00 (ora salvadoregna) del 24/01/2020 via posta elettronica certificata (PEC) specificando nell’oggetto:

“Sigla ente proponente_ AID_11300”

al seguente indirizzo: sansalvador@pec.aics.gov.it

Dando altresì comunicazione dell’avvenuta spedizione, con separata e-mail, al seguente indirizzo:

sansalvador@aics.gov.it

Farà fede la data e l’ora di ricezione della casella di PEC della Sede Estera di San Salvador dell’AICS.

Vedi:

AVVISO PER AFFIDAMENTO AID 11300

OSC Selezionata: Save the Children Italia Onlus