Il 18 dicembre si è tenuto, ad Apaneca, l’incontro per la chiusura del Corso di Formazione sulle buone pratiche di lavorazione del Caffè organizzato dall’ONG Africa 70 El Salvador e dal Consiglio del caffè salvadoregno (CSC). Il corso di formazione colloca all’interno del Progetto intitolato: “Rete regionale per il sostegno alle piccole associazioni di produttori di caffè – Programma CaféyCaffè. Fase III – AID 11235”.
Protagoniste della giornata le due cooperative beneficiare che hanno preso parte al percorso di formazione – Texisal e Río de Viento – apprendendo tecniche e strumenti innovativi per la lavorazione del caffè.
Lily Pacas, la Direttrice del Consejo de Café, durante l’evento ha affermato: “Stiamo lavorando duro per tornare ad essere riconosciuti come un paese che produce un caffè di alta qualità”. E rivolgendosi alle cooperative di coltivatori li esorta: “Riscattiamo la nostra cultura del caffè, continuiamo a produrre la migliore qualità affinché venga riconosciuta in tutto il mondo. Perseguire questo obiettivo attraverso lo studio e il lavoro, è l’unica maniera per far sì che arrivino grandi soddisfazioni”.
Proseguendo con l’ordine del giorno, i partecipanti al tavolo d’onore hanno presentato delle targhe di riconoscimento alle cooperative Río de Viento e TEXISAL, per il loro impegno e lavoro. In seguito, sono stati consegnati circa 60 diplomi ai partecipanti dei Corsi di buone pratiche di lavorazione del caffè.
Il Direttore dell’AICS San Salvador, Riccardo Morpurgo, è intervenuto sottolineando il desiderio di continuare a sostenere tali iniziative: “Sono pienamente consapevole dell’importanza della coltivazione del caffè in questa regione e voglio che l’Italia continui a sostenere il caffè salvadoregno, come fa da molti anni”.
La giornata è terminata con la degustazione di alcune varietà di caffè appartenenti alle cooperative e con la visita ad alcuni centri di produzione, finca, per poter osservare da vicino il lavoro delle cooperative e i progressi compiuti.
“L’idea è di accompagnarli passo dopo passo, fino ad aprire una caffetteria e anche un centro di torrefazione. È necessario lavorare per fare in modo che diventino indipendenti nella fase di produzione e lavorazione del caffè” sostiene il dott. Paolo Jacob, coordinatore del Progetto CaféyCaffé.
Attraverso il progetto sono stati donati alle cooperative dei macchinari con i quali dividere il chicco del caffè dalla polpa, il materiale per la costruzione delle cosiddette camas africanas, sulle quali far essiccare il caffè, oltre a sistemi di raccolta dell’acqua e di irrigazione. L’approccio utilizzato nella fase di produzione è totalmente ecologico per tutelare sia la salute dei lavoratori sia quella dei consumatori. Tutto questo senza perdite relative alla produttività e alla qualità del prodotto finale.